Eccoci qui all'ultima tappa del viaggio fra i personaggi femminili positivi nei cartoni animati. Con "ultima" non voglio dire che smetterò completamente di parlare delle protagoniste (o protaginisti) delle serie animate o dei film per le famiglie, ma che i miei prossimi post metteranno da parte un attimo il mondo delle cartoni per concentrarsi su altri prodotti e progetti per l'infanzia, ma ritornerò certamente sull'argomento quando vedrò un personaggio che mi colpirà. Come vi avevo preannunciato, ho voluto lasciare il meglio per ultimo. La protagonista che sto per presentare è senza dubbio un'indiscussa role model per le bambine e per i bambini (e dovrebbe esserlo anche per gli adulti!). Sto parlando di Jiya, del cartone animato pakistano Burka Avenger.
Jiya è una vera e propria supereroina, la prima pakistana, e come la maggioranza delle supereroine ha un'identità segreta. Dietro alla volenterosa ed entusiasta insegnante della fittizia Halwapur, benvoluta dai compaesani ed ammirata dalle studentesse, si cela, infatti, l'eroina mascherata Burka Avenger, che combatte contro i loschi figuri della città, i quali si adoperano per la chiusura della scuola femminile locale perché "Cosa se ne fanno le donne dell'istruzione? Dovrebbero starsene in casa a lavare, pulire e cucinare" spiega uno degli antagonisti.
Jiya non ha nessun particolare superpotere, ma questo non la rende certo meno temibile di un Superman di uno Spiderman. I suoi nemici, infatti, devono vedersela con l'arte del takht kabaddi, combattimento acrobatico dove le armi sono penne, libri e matite, insegnato alla donna fin dalla più tenera età dal suo maestro e padre putativo, Kabaddi Jaan. La protagonista della serie televisiva pakistana, di cui è disponibile il primo episodio, sottotitolato in inglese, su youtube, che vi consiglio caldamente, è quindi una donna colta, forte e vincente, che mette le sue numerose abilità al servizio dell'istruzione ed in particolare dell'istruzione femminile. Alla fine di ogni episodio, dopo aver sventato il piano di turno per la chiusura della scuola, Jiya si rivolge direttamente ai telespettatori con un consiglio, come "if you want to be successful, make books and pens your best friends", (se volete avere successo, fatevi libri e penne come migliori amici). Il ruolo positivo di un personaggio del genere assume ancora più importanza se si guarda alla situazione dell'istruzione femminile in Pakistan, dove a Ottobre dell'anno scorso Malala Yousafzai, studentessa ed attivista pakistana, venne aggredita e quasi uccisa dai talebani perché "colpevole" di andare a scuola e ritenuta quindi "il simbolo degli infedeli e dell'oscenità". Il cartone animato affronta quindi argomenti seri e problematici per la nazione, ma lo fa mantenendo uno stile colorato e leggero e impreziosendo il tutto con musiche e canzoni coinvolgenti e allegre. Sembra proprio che nessuno, almeno tra le file di chi sostiene l'istruzione femminile, possa trovare da ridire su Burka Avenger, eppure alcune testate occidentali hanno criticato duramente il cartone, perché la protagonista Jiya, per nascondere la sua identità quando combatte il crimine indossa un burka, inducendo così le telespettatrici, sempre secondo i giornalisti, a coprirsi per emularla. Una riposta che mette in luce l'illogicità di questo ragionamento e la presunzione dimostrata dai giornalisti, secondo i quali pare che ogni abbigliamento non occidentale debbba acriticamente significare oppressione, ce la offre il blog Un altro genere comunicazione, di cui condivido l'articolo (eccezion fatta per il paragone tra Burka Avenger e le principesse Disney che uno scivolone un po' campato per aria dell'Huffington Post). Non sappiamo ancora se questo (bellissimo) cartone arriverà in Italia. Io spero di sì in modo che Jiya possa essere d'esempio e di ispirazione anche per le nostre (ed i nostri) connazionali. Tra tutte le protagoniste analizzate fino ad oggi, infatti, Jiya, come Malala, combatte la battaglia più importante di tutte.
Jiya non ha nessun particolare superpotere, ma questo non la rende certo meno temibile di un Superman di uno Spiderman. I suoi nemici, infatti, devono vedersela con l'arte del takht kabaddi, combattimento acrobatico dove le armi sono penne, libri e matite, insegnato alla donna fin dalla più tenera età dal suo maestro e padre putativo, Kabaddi Jaan. La protagonista della serie televisiva pakistana, di cui è disponibile il primo episodio, sottotitolato in inglese, su youtube, che vi consiglio caldamente, è quindi una donna colta, forte e vincente, che mette le sue numerose abilità al servizio dell'istruzione ed in particolare dell'istruzione femminile. Alla fine di ogni episodio, dopo aver sventato il piano di turno per la chiusura della scuola, Jiya si rivolge direttamente ai telespettatori con un consiglio, come "if you want to be successful, make books and pens your best friends", (se volete avere successo, fatevi libri e penne come migliori amici). Il ruolo positivo di un personaggio del genere assume ancora più importanza se si guarda alla situazione dell'istruzione femminile in Pakistan, dove a Ottobre dell'anno scorso Malala Yousafzai, studentessa ed attivista pakistana, venne aggredita e quasi uccisa dai talebani perché "colpevole" di andare a scuola e ritenuta quindi "il simbolo degli infedeli e dell'oscenità". Il cartone animato affronta quindi argomenti seri e problematici per la nazione, ma lo fa mantenendo uno stile colorato e leggero e impreziosendo il tutto con musiche e canzoni coinvolgenti e allegre. Sembra proprio che nessuno, almeno tra le file di chi sostiene l'istruzione femminile, possa trovare da ridire su Burka Avenger, eppure alcune testate occidentali hanno criticato duramente il cartone, perché la protagonista Jiya, per nascondere la sua identità quando combatte il crimine indossa un burka, inducendo così le telespettatrici, sempre secondo i giornalisti, a coprirsi per emularla. Una riposta che mette in luce l'illogicità di questo ragionamento e la presunzione dimostrata dai giornalisti, secondo i quali pare che ogni abbigliamento non occidentale debbba acriticamente significare oppressione, ce la offre il blog Un altro genere comunicazione, di cui condivido l'articolo (eccezion fatta per il paragone tra Burka Avenger e le principesse Disney che uno scivolone un po' campato per aria dell'Huffington Post). Non sappiamo ancora se questo (bellissimo) cartone arriverà in Italia. Io spero di sì in modo che Jiya possa essere d'esempio e di ispirazione anche per le nostre (ed i nostri) connazionali. Tra tutte le protagoniste analizzate fino ad oggi, infatti, Jiya, come Malala, combatte la battaglia più importante di tutte.
Quella per l'educazione.
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