Io in realtà non sono così cinefila come potrebbe sembrare e questo non è nemmeno un film per bambini, ma mi ha colpito così tanto che non posso fare a meno di scrivere due righe a riguardo. Il film è tratto da una storia vera. Nell'Irlanda degli anni '50 un convento di Suore cattoliche ospita diverse ragazze madri, lì abbandonate dalle famiglie imbarazzate dalle loro gravidanze. Le Suore trattano le ragazze molto duramente, considerandole peccatrici, impure e costringendole a lavorare duramente per ripagare i loro debiti con il convento (il vitto, l'alloggio, l'asistenza medica). Alle madri viene permesso di vedere i loro figli solo per un'ora al giorno. Come se non bastasse le Suore gestiscono un commercio di minori, i bambini delle ragazze sono vendute ad agiate coppie americane e le madri naturali costrette a firmare un contratto che le priva di ogni diritto nei confronti del figlio, anche di quello di cercarlo e tentare di ottenre in qualsiasi modo informazioni su di lui. La nostra storia comincia cinquant'anni dopo, quando un'arzilla signora irlandese viene messa in contatto con un giornalista, ex-dipendente della BBC, alla ricerca di una "storia di vita vissuta" per ritrovare il figlio venduto quando era giovane, la donna si chiama Philomena. Il viaggio porterà i due compagni fino in America e diversi imprevisti che non sto qui a raccontare per non rovinarvi il film faranno scontrare le loro diverse personalità. Philomena è per molti versi l'archetipo della dolce vecchina della porta accanto, la nonna per antonomasia, l'anziana signora che inizia a raccontarti la sua vita sull'autobus. Ringrazia continuamente chiunque le faccia la più piccola gentilezza, si ferma a parlare con i dipendenti dell'albergo dove alloggia e chiede loro delle loro famiglie, dei loro paesi, infastidisce il giornalista con interminabili riassunti dei libri che sta leggendo (dei simil harmony infarciti di ragazze svenevoli, cavalli e zuccherosi lieti fine). Soprattutto, nonostante tutto quello che ha dovuto sopportare dalla Chiesa e nonostante avrebbe tutto il diritto di essere arrabbiata, Philomena non vuole vendicarsi del convento, lei cerca solo suo figlio.
Ho letto da qualche parte che il modo migliore per avere una società di atei è dare loro una rigida educazione religiosa da bambini, eppure Philomena che della Chiesa ha conosciuto forse il bene ma soprattutto il male è ancora fortemente cattolica, trova conforto nella religione e pur mettendo in dubbio molti dei suoi principi (la demonizzazione del sesso pre matrimoniale e del piacere sessuale, l'omosessualità come peccato) non arriva mai a dubitare dell'esistenza di Dio. Lei crede. Diverso è il discorso per il giornalista Martin, anche lui irlandese, anche lui figlio di un'educazione cattolica (dice di essere stato un chierichetto). Martin è un ateo convinto, arrabbiato con la Chiesa e fortemente convinto dell'inutilità/nocività delle religioni, è inorridito da quanto accaduto a Philomena e non riesce a concepire come la donna sembri quasi giustificare ciò che le è stato fatto e non sia capace neanche di ipotizzare che le Suore le stiano mentendo o raggirando per non darle informazioni sul figlio. La giudica una stupida, una pazza. In effetti è veramente difficile non rimanere interdetti davanti al candore ed all'ingenuità della donna. Vi avverto, qualcuno potrà anche essere infastidito da questa ingenuità e, come lo stesso Martin, potrà sperare che Philomena si arrabbi, si incavoli, gridi "vaffanculo" ad una Suora, ma vi avverto (e questo è uno spoiler) non succederà.
Eppure Philomena riconosce il male che le è stato fatto. Lei capisce, durante il film, di essere stata raggirata, ingannata, ferita, che la Suora che cinquant'anni prima aveva venduto suo figlio agli americani ha commesso una colpa. Una Suora, Suor Hildegard, che al tempo del film esiste ancora, vecchia, dura, col cuore freddo ed indurito come da giovane, che non sembra e probabilmente non ha nulla della carità cristiana, mentre Philomena sì, infatti, alla fine del film, decide di perdonarla.
Molti spettatori probabilmente saranno infastiditi dal fatto che la Suora responsabile di tanto dolore ed il convento la "facciano franca", ma io ho ammirato tantissimo il personaggio di Philomena, il suo candore ed anche il suo perdono. La religiosità di Philomena è la vera religione cristiana cattolica? Non lo so, non spetta a me dirlo, quello che penso è che sicuramente è una religione più umana. Una religione che è fede, che è uno strumento di conforto per sé stessi, non un'arma da usare contro gli altri. Una religione che conforta, aiuta e non va combattuta perché non vuole guerreggiare e non fa male a nessuno.
Sapete, è un personaggio, quello della cattolica devota ma non oscurantista che raramente viene rappresentato e quanto succede viene accusato di non essere "abbastanza", o "troppo", o "troppo poco" da entrambi i "fronti" di questa battaglia infinita tra atei e cristiani, tra UAAR e Vaticano, che credo Philomena Lee semplicemente non combatterebbe perché la religione non è un'arma da guerra, o almeno non dovrebbe, forse quando lo diventa non è più religione. Forse quando il cattolicesimo (come qualunque altra fede) diviene uno strumento per fare soffrire, per dividere, per ferire, per guadagnare, per colpevolizzare e svergognare come viene utilizzata da Suor Hildegard e da molte Suore del convento, che nascondono la freddezza del loro cuore in sorrisi freddi, té e dolci all'uvetta offerti a chi cerca solo risposte, forse allora diventa un'ideologia o una dittatura. Magari però se viene usato come forza per continuare a combattere (una lotta interiore per continuare a vivere e sperare, non una lotta per distruggere la libertà e la vita di qualcun altro), come speranza cui aggrapparsi come la utilizza Philomena, in quel caso quella è una religione che secondo me se non merita appoggio sicuramente merita rispetto.
E una donna come Philomena ha il mio rispetto per la forza con cui intraprende il viaggio alla ricerca del figlio (se e come lo troverà non ve lo dico, guardate il film!) e la mia riconoscenza per avermi ricordato che al mondo esiste una religiosità diversa da quella di Aleteia, LaNuovaBussolaQuotidiana, RadioVaticana e CostanzaMiriano. Mi piacerebbe venisse rappresentata di più.
Ho letto da qualche parte che il modo migliore per avere una società di atei è dare loro una rigida educazione religiosa da bambini, eppure Philomena che della Chiesa ha conosciuto forse il bene ma soprattutto il male è ancora fortemente cattolica, trova conforto nella religione e pur mettendo in dubbio molti dei suoi principi (la demonizzazione del sesso pre matrimoniale e del piacere sessuale, l'omosessualità come peccato) non arriva mai a dubitare dell'esistenza di Dio. Lei crede. Diverso è il discorso per il giornalista Martin, anche lui irlandese, anche lui figlio di un'educazione cattolica (dice di essere stato un chierichetto). Martin è un ateo convinto, arrabbiato con la Chiesa e fortemente convinto dell'inutilità/nocività delle religioni, è inorridito da quanto accaduto a Philomena e non riesce a concepire come la donna sembri quasi giustificare ciò che le è stato fatto e non sia capace neanche di ipotizzare che le Suore le stiano mentendo o raggirando per non darle informazioni sul figlio. La giudica una stupida, una pazza. In effetti è veramente difficile non rimanere interdetti davanti al candore ed all'ingenuità della donna. Vi avverto, qualcuno potrà anche essere infastidito da questa ingenuità e, come lo stesso Martin, potrà sperare che Philomena si arrabbi, si incavoli, gridi "vaffanculo" ad una Suora, ma vi avverto (e questo è uno spoiler) non succederà.
Eppure Philomena riconosce il male che le è stato fatto. Lei capisce, durante il film, di essere stata raggirata, ingannata, ferita, che la Suora che cinquant'anni prima aveva venduto suo figlio agli americani ha commesso una colpa. Una Suora, Suor Hildegard, che al tempo del film esiste ancora, vecchia, dura, col cuore freddo ed indurito come da giovane, che non sembra e probabilmente non ha nulla della carità cristiana, mentre Philomena sì, infatti, alla fine del film, decide di perdonarla.
Molti spettatori probabilmente saranno infastiditi dal fatto che la Suora responsabile di tanto dolore ed il convento la "facciano franca", ma io ho ammirato tantissimo il personaggio di Philomena, il suo candore ed anche il suo perdono. La religiosità di Philomena è la vera religione cristiana cattolica? Non lo so, non spetta a me dirlo, quello che penso è che sicuramente è una religione più umana. Una religione che è fede, che è uno strumento di conforto per sé stessi, non un'arma da usare contro gli altri. Una religione che conforta, aiuta e non va combattuta perché non vuole guerreggiare e non fa male a nessuno.
Sapete, è un personaggio, quello della cattolica devota ma non oscurantista che raramente viene rappresentato e quanto succede viene accusato di non essere "abbastanza", o "troppo", o "troppo poco" da entrambi i "fronti" di questa battaglia infinita tra atei e cristiani, tra UAAR e Vaticano, che credo Philomena Lee semplicemente non combatterebbe perché la religione non è un'arma da guerra, o almeno non dovrebbe, forse quando lo diventa non è più religione. Forse quando il cattolicesimo (come qualunque altra fede) diviene uno strumento per fare soffrire, per dividere, per ferire, per guadagnare, per colpevolizzare e svergognare come viene utilizzata da Suor Hildegard e da molte Suore del convento, che nascondono la freddezza del loro cuore in sorrisi freddi, té e dolci all'uvetta offerti a chi cerca solo risposte, forse allora diventa un'ideologia o una dittatura. Magari però se viene usato come forza per continuare a combattere (una lotta interiore per continuare a vivere e sperare, non una lotta per distruggere la libertà e la vita di qualcun altro), come speranza cui aggrapparsi come la utilizza Philomena, in quel caso quella è una religione che secondo me se non merita appoggio sicuramente merita rispetto.
E una donna come Philomena ha il mio rispetto per la forza con cui intraprende il viaggio alla ricerca del figlio (se e come lo troverà non ve lo dico, guardate il film!) e la mia riconoscenza per avermi ricordato che al mondo esiste una religiosità diversa da quella di Aleteia, LaNuovaBussolaQuotidiana, RadioVaticana e CostanzaMiriano. Mi piacerebbe venisse rappresentata di più.
dev'essere un film assai interessante, vedrò di recuperarlo. A questo punto ti consiglio anche Magdalene di Peter Mullan che affronta gli stessi temi ma da un punto di vista molto più "arrabbiato" nei confronti della Chiesa. Sopratutto mostra che in questi conventi non finivano solo ragazze madri ma anche ragazze vittime di violenza sessuale (e quindi considerate un "disonore" per la famiglia) o anche ragazze considerate troppo "intraprendenti" con i ragazzi (almeno per l'Irlanda di quell'epoca)
RispondiEliminaNon vorrei essere stata fraintesa, il film non giustifica in alcun modo quanto fatto dalla Chiesa e la prospettiva da cui viene raccontato non è solo quella di Philomena, ma anche quella meno "gentile" di Martin. Solo che mostra due diversi modi di intendere la religione, dipingendo una cristianità più dolce e amorevole, quella del perdono, che non demonizza sesso ed omosessualità (per citare due temi trattati nel film in maniera leggera ma sensibile).
RispondiEliminacapisco!
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