Come ho già mezionato le fiabe mi piacciono molto e sono un'accanita sostenitrice della favola della buonanotte (ma anche del buongiorno e non escludo del buonpomeriggio) con cui io e mia sorella siamo state cresciute (quindi sì, in questo come in molti altri post sono sfacciatamente di parte). In uno dei libri di fiabe più grossi che possiedo si trova anche la storia di Enrichetto dal ciuffetto scritta da Perrault, uno dei più celebri rivisitatori della fiaba Cenerentola (è alla sua versione che la Disney si è ispirata per la creazione dell'omonimo film). Che cosa succede al nostro Enrichetto? Ecco un piccolo riassunto.
Un giorno una donna partorisce un figlio talmente brutto da rimanerne sconvolta. Per lenire il suo dolore una fata che passava di lì le promette che il figlio resterà sì brutto come il peccato, ma avrà, in compenso, un'intelligenza sorprendentemente acuta ed un'invidiabile potenza di spirito. Non solo, il bambino sarà anche in grado di rendere ugualmente intelligente la persona che amerà. La madre si rassegna e chiama il figlio Enrichetto dal ciuffetto, poiché ha in testa un solo ciuffo di capelli. Poco tempo dopo, dall'altra parte del regno, la Regina diventa mamma di due bambine: una decisamente bruttarella e l'altra di una bellezza sorprendente. La madre si rallegra tanto per l'aspetto della figliola che la fata di cui sopra, sempre nei paraggi, indispettita per la superficialità della donna decide di punirla maledicendo la figlia: ella sarà sì dotata di un incredibile fascino, ma sarà anche talmente sciocca e priva di cervello da imbarazzare qualsiasi interlocutore. La Regina si addolora molto per la sorte della bambina, al punto di arrivare alle lacrime. La fata decide allora, magnanima, di compensare la stupidità della Principessina con un dono, ella sarà in grado di rendere di una bellezza pari alla sua colui che amerà. Passano gli anni, le due Principesse crescono e mentre la primogenita diviene ogni giorno più bella, la secondogenita imbruttisce sempre di più tanto che, al debutto delle giovani in società, alla poveretta si crea il vuoto attorno e tutti i ragazzi si avvicinano alla sorella, stupefatti da tanta beltà. Beltà o no, tutti si accorgono presto che la fanciulla è talmente stupida da non riuscire a sostenere nemmeno la più semplice delle conversazioni, mentre la sorella è invece acuta e piena di spirito, cosa che la rende, una volta accertata la dabbenagine della maggiore, estremamente popolare. Ora, la Principessa bella e stupida soffre molto per la sua pochezza di cervello, non è certo sua la colpa di essere nata con una così esigua quantità di materia grigia e per questo motivo diviene triste e apatica, preferendo all'allegria della corte, malinconiche passeggiate per il bosco. Proprio tra gli alberi, un giorno, incontra Enrichetto, o meglio è Enrichetto che incontra lei. Dicevamo, Enrichetto è cresciuto anche lui ed è rimasto brutto come il giorno della sua nascita. Brutto sì, ma dotato, ricorderete, di un'intelligenza e di un'eloquenza da fare invidia a Cicerone. Nel bosco, appunto, Enrichetto sente dei singhiozzi e scorge una figura, è una fanciulla che, mentre piange, si lamenta della sua sorte vicino ad uno stagno. Il nostro eroe rimane talmente incantato dall'aspetto della fanciulla da innamorarsene perdutamente, figuriamoci poi quando viene a sapere che quella affascinante donzella è pure una Principessa. Subito le si avvicina e si informa del motivo di tanta tristezza e la stupidotta non si trattiene dallo sciorinare ad un perfetto sconosciuto il suo triste destino: essere bella ma completamente sciocca. Enrichetto però sorride e propone alla Principessa una soluzione perfetta al problema
"Se non è che questo che vi tormenta, o signora, io posso facilmente metter fine alla vostra afflizione."
"E come fare?", disse la Principessa,
"Io ho il potere", disse Enrichetto dal ciuffetto, "di infondere l'intelligenza in quella persona che amerò
sopra le altre; e siccome voi siete quella, dipende dunque da voi. Potrete possedere tanta intelligenza, quanto se ne può avere, solo che siate contenta
di sposarmi."
La bella Principessa di questo eloquentissimo discorso non ci ha capito poi un granché, ma è disposta a tutto per ottenere un minimo di sale in zucca così acconsente alla proposta di Enrichetto. Non ha nemmeno finito di proncunciare la frase che subito, la futura moglie di Enrichetto si sente diversa, quasi rinata e scopre di possedere un'eloquenza ed un raziocinio tale da far impallidire lo stesso Platone. E' talmente intelligente che suo padre non esita ad interpellarla quando i Ministri del Regno discutono degli affari di Stato. Arriva dunque il giorno delle nozze, la Principessa mantiene fede alla promessa fatta e sposa Enrichetto ed allora accade l'impensabile.
Subito
Enrichetto dal ciuffetto apparve ai suoi occhi il più bell'uomo della
terra, e il meglio formato, e il più amabile di quanti se ne fossero mai
veduti.
Vogliono alcuni che questo cambiamento avvenisse non già per gl'incanti
della fata, ma unicamente per merito dell'amore. E dicono che la
Principessa, avendo ripensato meglio alla costanza del suo cuore e della
sua mente, non vide più le deformità personali di lui, né la bruttezza
del suo viso: talché il gobbo che egli aveva di dietro, le sembrò quella
specie di rotondità e di floridezza d'aspetto di chi dà
nell'ingrassare: e invece di vederlo zoppicare orribilmente, come aveva
fatto fino allora, le parve che avesse un'andatura aggraziata e un po'
buttata su una parte, che le piaceva moltissimo. Fu detto fra le altre
cose, che gli occhi di lui, che erano guerci, le parvero più brillanti; e
che finisse col mettersi in testa che quel modo storto di guardare
fosse il segno di un violento accesso di amore: e che perfino il naso di
lui, grosso e rosso come un peperone, accennasse a qualche cosa di
serio e di marziale.
Così finisce la fiaba di Perrault. Enrichetto, lo avrete capito, è ancora brutto come prima, ma questa bruttezza la sua sposa non la vede, o meglio, non le interessa, non ci fa caso, non la sconvolge. L'amore che prova per lui rende i difetti del suo fisico dei vezzi. Non le importa che suo marito sia brutto, e nella sua bruttezza lei ci trova del bello.
Io credo che questa fiaba sia incredibilmente profonda e mi ha portato ad una riflessione sulla bellezza che vorrei condividere con voi. Siamo fissati con la bellezza. Non noi donne, non noi uomini, non noi occidentali, noi tutti e lo siamo da sempre, non da vent'anni, non da cinquanta, ma dall'inizio dei tempi. Non importa che l'idea di bellezza di 500 anni fa sia totalmente diversa dall'idea di bellezza che abbiamo oggi. Si tratta sempe di bellezza, sono sempre canoni, cambiano certo, ma li abbiamo sempre avuti. Hanno riguardato in primo luogo le donne, anche gli uomini, ma soprattutto le donne. Abbiamo celebrato la bellezza e parlato di amore (amore inteso come eros, non come filia) per donne belle. Begli occhi, capelli lucenti, carnagione splendente, denti di perla, mani di seta... Oggi i canoni della bellezza femminile prevedono un corpo abbastanza alto, molto magro, con un seno prosperoso, le gambe lunghe, la pancia piatta, le labbra carnose, il naso piccolo e il più possibile glabro (i peli che ormai non sono considerati superflui si riducono ai capelli, alle ciglia e a una sottile striscia di sopracciglia). Non voglio essere io a decidere se questi canoni siano giusti o sbagliati. Io credo che siano sbagliati, credo che tutti i canoni di bellezza dall'inizio del tempi ad oggi siano sbagliati, poiché irraggiungibili. Quando mi oppongo ai canoni di bellezza di questa generazione non guardo con rimpianto ai canoni di bellezza della generazione precedente, non più. Perché per una ragazza come me, che è circondata da Kate Mosse, da Angelina Jolie, da Tyra Banks e da centinaia di donne di cui non conosce neanche il nome (sulle riviste, in televisione, durante le pubblicità) a cui non assomiglierà mai e delle quali sarà sempre più brutta, che la faranno sentire a disagio, che le faranno guardare con disprezzo i chili "di troppo", il naso grosso, il seno piccolo, le cosce cellulitiche ecc... Insomma per una come me e come molte ragazze/donne di oggi, ne sono esistite di ieri che guardavano Marylin e si sentivano circondate da Marylin, da lei e dalle pin up anni 50 dalle labbra rosse e le forme prosperose e poi guardavano le loro ginocchia nodose, le braccia sottili, il seno inesistente, le spalle strette e si sentivano esattamente come mi sento io, come mi sono sentita io. I canoni cambiano, il disagio no. Il disagio di una donna (e in misura minore di un uomo) che da quando nasce ha come imperativo uno su tutti: essere bella. Perché se non sei bella non sarai amata, non sarai voluta, ti disprezzeranno, ti disprezzeranno come lavoratrice, anche sel tuo lavoro non c'entra nulla con la bellezza, ti disprezzeranno come persona e sarai considerata automaticamente pessima donna, pessima amante, pessima moglie, pessima madre, pessima tutto. Ti riterranno incapace, incapace di avere una vita sentimentale e, meno che mai, sessuale soddisfacente, magari più che soddisfacente, magari addirittura ottima. Incapace di essere un'esteta, di apprezzare la bellezza nell'architettura, nell'arte, nella poesia, nella cucina, nella moda. Indegna di prendersi cura del proprio corpo, di coccolarlo, di viziarlo, di toccarlo, di gratificarsi con un vestito grazioso e un po' sexy che sì, noi addosso ci vediamo bene. Indegna di esistere come persona e non come l'amicabrutta. Ci insegnano questo e noi ce lo dobbiamo togliere dalla testa.
Io penso ciò:
Esistono persone intonate ed esistono persone stonate. Allo stesso modo, esistono persone belle ed esistono persone brutte. E' così. Il concetto di bellezza cambia, non è fisso ed immutabile, quelle che oggi sono considerate persone brutte tra 10, 50, 500 anni potranno essere prese come modello di beltà, o magari no. Poi certo, come io posso considerare intonata una persona la cui voce per un altro è insopportabile, io posso considerare bella una persona che a ad un altro sembra brutta, o magari no. Magari penserò anche io che sia brutta. Sì, io credo che ci siano delle donne brutte, delle persone brutte è poi questo gran problema? Mi rendo conto che è difficile appoggiare il ragionamenteo che sto facendo, perché questa cosa della neccessità di essere belle ce la portiamo dietro da secoli, da troppo, tanto per pensare di poter demolirla da un giorno all'altro, però io ci voglio provare, oggi questa sera, ci voglio provare e voglio che voi leggiate, leggiate la mia testimonianza, leggiate che ci ho provato, anche se magari domani, quando sarò accerchiata da immagini di donne bellissime, mi sentirò nuovamente male, come se tutta questa elucubrazione non fosse mai esistita. Però intanto c'è stata. Dicevo, alcune donne, alcune persone, sono brutte. Sono brutte per me e per la maggiorparte della popolazione, non per tutti perché credo che poche cose al mondo siano assolute e la bellezza non sia una di quelle, ma di base sono considerate brutte, sono considerate brutte in questo periodo storico, quello in cui vivono, quello che, in fondo, è quello che conta. E' un dramma? No. No, non deve essere un dramma. Io credo fermamente che una persona possa essere brutta ed avere una vita meravigliosa. Può essere soddisfatta lavorativamente, fare un lavoro che le piace, essere brava, molto brava, la più brava, portare a casa successi, magari finire sulle prime pagine dei giornali, anche ricevere il Nobel, o il Pulitzer o l'Oscar. Può avere degli amici che amano la sua compagnia, perché una persona brutta può benissimo essere intelligente, sagace, spiritosa, fare battute esilaranti, interventi intelligenti, può fare sentire le persone a proprio agio ed essere una solida spalla su cui piangere. Una persona brutta può avere una vita sessuale attiva. Può essere incredibilmente brava a letto, può essere sensuale e disinibita, può essere eccitante. Può essere amata. Amata da un/a compagno/a, un compagno che non si è innamorato per lei della bellezza, ma per una delle sue tante altre qualità ed ora i suoi difetti fisici quasi non li vede più. Come è successo ad Enrichetto. Non tutti si innamorano del proprio partner perché è bello (io mi sono innamorata del mio ragazzo per come mi abbracciava e per come mi parlava e prima ancora mi sono innamorata di un altro per come recitava "il ritratto di Dorian Gray" e ancora prima di un altro ragazzo sempre per motivi che non c'entrano nulla con la bellezza). Sì, io sono brutta, probabilmente sono brutta, a volte credo davvero di essere brutta. Pensate pure che io sia brutta, potete pensarlo, vi autorizzo a pensarlo, non significa che non possa avere una vita piena e che non possa essere una persona piena, come può esserlo una persona stonata, scoordinata, bassa o con una gamba di legno. Perchè brutta è solo una delle milioni di cose che sono e non è la più importante. Dobbiamo smettere di pensare che lo sia. Dobbiamo smetterla di pensare che solo le donne belle possano essere amate. Non è vero. Invece di portare esempi di donne che secoli fa erano considerate belle e adesso non sono conformi ai nostri canoni di bellezza, perché non portiamo l'esempio di donne che ai loro tempi erano considerate brutte ed hanno avuto una vita avventurosa e soddisfacente, avventurosa, soddisfacente e piena d'amore? Come Jane Eyre o Jo March, per fare due esempi. Ci sono donne brutte che sono state muse ispiratrici, a cui sono state dedicate poesie d'amore!
Qui ce ne sono due esempi
Davanti a lei, tanto bella
sono cera che al fuoco si strugge.
È nera. Che importa?
Anche i carboni sono neri.
Ma accesi splendono
come bocci di rosa.
Epigramma di Asclepiade, dedicato ad una donna dalla pelle scura (i canoni di bellezza nell'antica Grecia prevedevano per una donna pelle lattea, capelli chiari, occhi scuri, fronte ampia, seno piccolo, collo lungo, fronte alta e fianchi prosperosi). Io, liceale tormentata da frequenti mal di pancia pre-versione di greco, quando ho letto questo epigramma mi sono commossa.
Sonetto 130 di W. Shakespeare dedicato all'amata. Nonché il mio sonetto preferito del bardo ;)
My Mistres eyes are nothing like the Sunne,
Currall is farre more red,then her lips red,
If snow be white,why then her brests are dun:
If haires be wiers,black wiers grow on her head:
I haue seene roses damaskt,red and white,
But no such roses see I in her cheekes,
And in some perfumes is there more delight,
Then in the breath that from my Mistres reekes.
I loue to heare her speake,yet well I know,
That Musicke hath a farre more pleasing sound:
I graunt I neuer saw a goddesse goe,
My Mistres when shee walkes treads on the ground.
And yet by heauen I thinke my loue as rare,
As any she beli'd with false compare.
Traduzione
Nulla del sole hanno gli occhi della mia bella,
Delle sue labbra il più rosso è corallo,
Se la neve è bianca, i suoi seni sono grigi,
Se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.
Ho visto rose screziate, bianche e rosse,
Quelle rose così, mai vedo sulle sue gote;
E in certi profumi c'è assai più delizia,
Rispetto al fiato, ch'esala la mia amante.
Adoro sentire la sua voce, ma so bene
Che la musica ha un molto più piacevole suono.
Ammetto, non ho mai visto camminare una dea,
Ma i passi della mia bella, calpestano terra.
Ma in nome del cielo, cosi raro stimo mio amore,
Come qualsiasi falsamente decantata donna.
Io avrei voluto chiedere, io vorrei chiedere a Perrault una sola cosa. Prima di tutto vorrei ringraziarlo per le sue fiabe e poi vorrei chiedergli se la storia di Enrichetto avrebbe avuto un lieto fine anche se lui fosse stato una donna e la Principessa un Principe. Ma sapete una cosa? Io credo di sì.
Sì, credo che se avrò figli, leggerò loro la fiaba di Perrault, ma probabilmente apporterò una piccola modifica. Perrault mi perdoni, ma mi piacerebbe tanto raccontare ai miei figli la storia di Enrichetta la ciuffetta :)