venerdì 18 ottobre 2013

Essere o non essere (una Pinkstinker)?

Parliamo di Pinkstinks.
Pinkstinks (letteralmente, il rosa puzza, liberamente, il rosa fa schifo) è un movimento che nasce a Londra nel 2008 ed ha fatto il giro della nazione arrivando a far parlare di sé anche nel continente. Combatte contro le discriminazioni di genere e contro l'imposizione alle bambine del modello "principessa/fatina in rosa" da parte di vestiti, cartoni animati, libri e soprattutto giocattoli. C'è chi lo guarda come un passo avanti nella lotta contro gli stereotipi, chi ne ride sprezzantemente, chi replica con la sempiterna frase "ci sono cose più importanti a cui pensare" (ultimamente di gran moda quando si mettono in tavola le carte dei diritti delle donne ed degli omosessuali) e chi è scettico. Io appartengo all'ultima categoria. Non fraintendetemi, io appoggio le campagne contro le discriminazioni di genere. Questo blog, lo avrete notato, propone immagini e figure femminili che esulano dal modello "PrincipessinaRosa" (qui, quiqui e qui) e l'intento della campagna Pinkstinks, da quello che ho capito, è sostanzialmente lo stesso, cioè offrire alle bambine dei modelli femminili forti e indipendenti, dei giocattoli che stimolano la logica, la creatività, le attività all'aperto ed opporsi alla precoce adultizzazione dell'infanzia. Bene, stupendo, sono d'accordo al 100%. Il contenuto del movimento mi piace. Sono i mezzi che non mi convincono. Questo odio conclamato ed orgoglioso per il rosa e per tutto ciò che è "principesco" io proprio non riesco ad appoggiarlo. Perché io ero una di loro. Non una Pinkstinker. Io ero una bambina a cui piaceva il rosa. Mi piaceva il rosa e mi piaceva vestirmi da fata o da principessa. Non sono mai stata un'invasata, non mi coprivo di rosa dalla testa ai piedi, la mia cameretta era verde acqua (e prima ancora semplicemente bianca) anche se, confesso, avessi avuto libera scelta probabilmente avrei insistito per il rosa, ma all'epoca condividevo la stanza con mia sorella, avevo vestiti di tutti i colori, tra i miei preferiti ce n'era uno sui toni dell'arancio e un altro tutto colorato. Avevo Barbie, peluches, palloni, il lego, il pongo, un tappetino di gommapiuma colorata con i numeri e le lettere. Ero circondata da tanti stimoli e da diversi colori e tra questi il mio preferito era il rosa. Anzi, a dire la verità era il fucsia, che è rimasto tra i miei prediletti per molto ed ancora oggi non mi dispiace (chiedetelo alla copertina del mio e-reader che, per inciso, è azzurro). Ricordo ancora, e mai la scorderò, la mia faccia da funerale quando, in prima elementare, alla recita di fine anno (Alice nel Paese delle Meraviglie) dovetti interpretare la tazzina del Tea Party del Cappellaio Matto. Il ruolo della tazzina consisteva in un balletto con le mie compagne avvolte il dei deliziosi tutù di cartapesta di diversi colori. A me ne capitò uno color rosa salmone e una delle mie amichette ebbe in sorte quello fucsia. Vi lascio immaginare la tragedia...
Fine dell'aneddoto.
Quello che sto cercando di  dire è che a me il rosa piaceva e se fosse arrivata una pinkstinker qualsiasi a portarmi via le mie magliette di quel colore o i fermagli per capelli o le scarpe o il costume da principessa o anche i miei giochi più "femminili" sebbene non necessariamente di quel colore (le Barbie, i bambolotti, la mia amatissima cucina giocattolo ecc..) la mia infanzia non sarebbe stata più libera, ma probabilmente solo più triste. Più in generale, trovo piuttosto contradditorio e, lo dirò francamente, sbagliato che un movimento pensato per la libertà delle bambine dagli stereotipi di genere si basi sulla proibizione di alcuni giocattoli solo alle bambine, alle bambine in quanto femmine. Sì, perché il Pinkstinks non condanna il rosa in sé, né i bambolotti o le cucine, le condanna quando vengono usati dalle bambine, mentre invece plaude a quei bambini (maschi) che chiedono in regalo una cucina giocattolo o vogliono vestirsi di rosa. Ma io mi chiedo: il principio che porta a proibire alle bambine in quanto femmine i palloni da calcio, i giochi scientifici, i dinosauri e tutti quei giochi tipicamente considerati da maschio, non è lo stesso che adopera il movimento PinkStinks quando vuole proibire alle bambine di giocare con le bambole, le principesse e tutto ciò che viene considerato da femmine? E non è questo principio, il proibire giocattoli e colori ai bambini in base al loro sesso, che dovrebbe essere combattutto, invece del rosa?
A me sembra che nelle loro campagne a favore dell'infanzia a volte le femministe facciano un errore, anzi, due grandi errori. Il primo errore è il denigrare i giocattoli "da femmina". Ho letto molte volte commenti orgogliosi da parte di donne che si vantavano di aver sempre odiato il rosa, di non aver mai giocato con le bambole ed aver sempre preferito al castello delle principesse, la fortezza dei briganti.
Schemi... Inutili schemi. Le mie figlie giocavano di più con giochi "da maschio".. Ed anche io perché sono più divertenti. E allora?!
Commenti del genere mi lasciano interdetta. Perché anche le femministe, persino loro, che dovrebbero essere per l'uguaglianza, considerano i giocattoli "maschili" (sto scrivendo questi termini tra le virgolette perché io non credo che dovrebbe esserci distizione fra giochi da femmina e giochi da maschi) migliori di quelli "femminili" e si vantano di aver sempre voluto fare giochi da maschio? Forse una bambina che ha sempre amato le bambole e magari non si è mai interessata alle macchinine si deve vergognare? Vale meno di una coetanea che preferisce l'azzurro al rosa? No. Io rispondo fermamente di no. Non facciamo l'errore di considerare le attività "maschili" migliori per partito preso di quelle "femminili" e di indentificare l'emancipazione con la conquista delle donne del "mondo degli uomini", del mondo che per troppo tempo è stato solo degli uomini. Emancipazione è anche questo, ma non è solo questo, la parte più difficile, secondo me, è quella che viene dopo, ossia ridare dignità ai lavori considerati tipicamente "femminili" e combattere perché tutti, uomini e donne, siano liberi di dedicarvisi senza per questo essere considerati inferiori. Ecco la vera emancipazione.
Come scrive Bianca Pitzorno "Saremo veramente liberi, noi terrestri, non tanto quando le donne diventeranno minatori o guidatori di locomotive, ma quando gli uomini si stireranno le camicie, ricameranno, cucineranno e accudiranno con piacere ai propri bambini." In un altro episodio del libro della Pitzorno da cui ho preso la citazione (Extraterrestre alla pari) viene raccontato l'aneddoto di una maestra che, durante l'ora di educazione tecnica, divide la sua classe in bambini e bambine. I bambini devono costruire un castello di cartapesta e le bambine ricamare un quadrato di lana. Una mamma protesta con l'insegnante per questa separazione dei ruoli, poiché sua figlia desidera costruire il castello di cartapesta e la maestra fa questa "concessione" all'allieva. La madre, però, non è soddisfatta e pretende che anche ai maschi venga permesso di ricamare, invece di costruire un castello, se lo desiderano. Perché, come viene spiegato in seguito al protagonista del libro, Mo, la cui storia è ambientata qualche decennio dopo questo aneddoto, lavorare a maglia è creativo e divertente quanto costruire un castello di cartapesta e a nessuno dovrebbe essere impedito. Lo stesso vale per il rosa e per i giocattoli femminili, sono interessanti e divertenti quanto quelli considerati da maschi e a nessuno dovrebbero essere preclusi, tanto meno a causa del loro sesso.
Un secondo errore che spesso noto nelle associazioni femministe che si dedicano al mondo dell'Infanzia è che quasi sempre si occupano solo di bambine, e quasi mai di bambini. L'infanzia dei maschi, però, non è così "libera" come sembra, anzi, per molti versi, a me pare che spesso siano i maschi a risentire di più, durante l'infanzia, degli stereotipi di genere. Perché se è vero che oggi è sempre più naturale l'idea di una bambina attratta da giochi maschili, che li usa e li preferisce a quelli da femmine, l'idea di un maschio che ai Gormiti preferisce il Cicciobello è ancora lontana anni luce. Il bambino che vuole usare giocattoli da femmine spesso è denigrato dagli altri maschi e persino dalle stesse femmine, la sua scelta è osteggiata dai genitori e dagli insegnanti. I maschi non possono vestirsi di rosa, non possono piangere, non possono giocare con i trucchi o indossare travestimenti femminili. Dov'è la libertà, mi chiedo? Perché campagne come PinkStinks non pensano anche a loro e non si battono perché possano essere liberi di fare i giochi che vogliono, di diventare le persone che vogliono? Perché non propongono modelli maschili positivi, sensibili, che qualche volta piangono, che chiedono aiuto, che sono dolci ed amorevoli?
Dobbiamo proprio combattere il rosa per essere femministe? Mi si dirà, il PinkStinks non combatte il rosa in sé, combatte ciò che quel colore rappresenta: la remissività femminile, la dolcezza, l'accoglienza, la maternità forzata, l'angelo del focolare, la mogliettina, la casalinga che si diverte a spazzare la sua dimora e che vive per gli altri, l'annulamento di sé. Va bene, ho capito, questi fardelli pesano ancora sulle spalle delle donne, ed è giusto che vengano combattutti ed è anche vero che in una certa misura il rosa ne sia un simbolo. Però, attenzione, non è combattendo il rosa in sé che ciò che rappresenta sarà eliminato. Esisterà ancora e magari sarà simboleggiato da un altro colore. Per combattere un messaggio sbagliato non dobbiamo annientare il mezzo con cui viene promulgato, perché i mezzi non sono in sé ne positivi, né negativi è quello che comunicano che lo è. Lo stesso discorso si può fare per la televisione, la tv in sé non è "buona" e nemmeno "cattiva", ma è quello che trasmette a veicolare messaggi giusti o sbagliati. Per combattere questi messaggi cosa preferiamo fare: distruggere la televisione ( o spegnerrla, come ci suggeriscono in molti) oppure creare un canale che i cui programmi diano messaggi positivi? Io sono per la seconda opzione, che è più impegnativa, certamente, ma i risultati che può dare sono sicuramente maggiori di quelli che otterremmo esortando il prossimo a buttare il televisore fuori dalla finestra. Lo stesso discorso vale per il rosa, è un colore, un mezzo, con cui per anni, molti, troppi anni sono stati confezionati, e ancora oggi lo sono, tutti quei messaggi diretti alle donne: sposati e sii una moglie sottomessa, fai figli, resta a casa ad accudirli, sii dolce e remissiva, donna al volante pericolo costante, le donne non sono portate per le materie scientifiche, le donne non capiscono niente di politica, torna in cucina, donna! Invece di fare guerra ad un colore perché non ce ne riappropriamo e non lo usiamo per trasmettere messaggi positivi? Messaggi che arrivino anche a quelle bambine come me, come molte, che amano il rosa e non vogliono rinunciarvi? Rendiamo il rosa un colore forte, anzi, rendiamo il rosa un colore e basta, che può piacere o non piacere a maschi e femmine ed è solo un colore in mezzo a tanti altri colori ed i bambini sono liberi di scegliere quello che preferiscono. 
Riassume esattamente quello che penso dell'argomento

 Per l'appunto, quello che penso è che più che combattere la presenza del rosa nella vita delle bambine bisognerebbe introdurre altri colori. Diamo alle bambine la libertà di scegliere, mostriamo che ci sono moltissimi colori oltre al rosa, forse scegliere il verde, forse il giallo oppure continuerà a preferire il rosa, non è un problema, non significa che non sarà una femminista. Pensateci, ha scelto con la propria testa, forse potrebbe già esserlo. ;)















Di seguito due articoli interessanti sul PinkStinks:
http://machedavvero.it/2010/01/pink-stinks-so-i-do-stink/(in italiano)
http://www.dailymail.co.uk/femail/article-1234007/AMANDA-CRAIG-Like-mums-Im-sick-pink-plague-Labour-REALLY-trying-ban-daughters-favourite-colour.html (in inglese)

8 commenti:

  1. l'importante è non forzare nessuno: se un bambino vuole i Gormiti e la bambina la Barbie va bene se è viceversa dovrebbe andar bene lo stesso (se ci fosse più apertura mentale e per le bambine forse c'è ma spero chece ne sarà sempre più pure per i bambini) e se vogliono entrambi è ok comunque..e sarebbe bene che nessuno prendesse in giro il bambino col cicciobello.
    Una cosa sul piangere: ok, va benissimo (senza diventare dei piagnoni possibilmente) ma ci tengo a dire che le lacrime non sono l'unica manifestazione di sensibilità..anche un uomo non facile al pianto può essere sensibile..
    E va bene anche la dolcezza ma davanti ai bulletti occorre sapersi difendere

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  2. non voglio sottovalutare le prese in giro che possono far soffrire molto ma secondo me bisogna insegnare ai bambini a reagire e difendere le loro scelte.
    poi va da sè che il pianto, il riso, la serietà, la forza, la fragilità, la determinazione, il coraggio e la paura, la dolcezza e la collera, la bontà e la cattiveria eccetera..possono appartenere ai maschi come alle femmine

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    1. e come tu stessa dimostri una bambina che si veste da principessa non per questo crescerà per forza sottomessa

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    2. l'importante come dici tu è che bambine e bambini possano scegliere..adesso mi sto zitto

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    3. Quando dico che un bambino non deve vergognarsi di piangere intendo che non deve vergognarsi di manifestare la sua sensibilità. Tu hai ragione, esistono molti modi di manifestarla ed esistono persone che piangono spesso e altre che non lo fanno quasi mai e non per questo sono insensibili (io da piccola facevo indubbiamente parte della schiera delle piagnone). L'importante è che non bisogna educare i bambini a coltivare o a reprimere la propria sensibilità a seconda del loro sesso e neanche a dimostrarla in maniera differente. Ognuno la dimostrerà secondo le proprie inclinazioni. Certamente poi se un bambino è troppo piagnone si può riprendere, questo dipende anche dai genitori e da come reagiscono alle lacrime, purché non lo si faccia perché è un maschio. Per quanto riguarda l'insegnare ai bambini a reagire e a difendere le loro scelte non posso che essere d'accordo. Attenzione però, parlo da bambina vittima di molte e spiacevoli prese in giro: non bisogna, nell'incoraggiare i bambini a difendersi o anche solo a fregarsene ricadere nel "victim blaming". Anche una volta che il bambino ha imparato a reagire o a non mostrarsi ferito dalle prese in giro non è detto che non possa continuare a soffrirne e può essere che un giorno crolli, ci resti male, gli venga da piangere. Quel giorno, secondo me, è importante che il genitore sia al suo fianco, lo consoli e gli sia di conforto, non che lo rimproveri, anche solo bonariamente, perché non se ne è fregato abbastanza o non è stato in grado di difendersi. Altrimenti si rischia di fare come i genitori che commentavano gli occhi pesti dei figli con un "così imparerai a difenderti". Non dobbiamo dimenticarci che per un bambino rimane comunque importante l'accettazione da parte dei coetanei e del gruppo. Ed è naturale che essere emarginato porti sofferenza e ferite che non sempre si riescono a sanare reagendo o difendendo le loro scelte. I loro genitori non devono lasciarli soli e secondo me spesso un abbraccio è più efficace di un discorso.

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    4. C'è questo episodio di un telefilm per famiglie abbastanza popolare, la vita secondo Jim (in inglese, According to Jim) che s'intitola Vestito per uccidermi e mette in scena proprio questo argomento. La libertà dei bambini (maschi) di scegliere giocattoli tipicamente femminili. Nello specifico, cosa succede se il giorno di Halloween il proprio bambino di 3/4 anni vuole vestirsi da Cenerentola? Come reagiranno i genitori? Quali sono le paure di un padre nel vedere il proprio bambino vestito da femmina? Queste paure sono lecite o vanno messe in discussione? A me, anche se la prima volta che l'ho visto ero abbastanza piccola, questo episodio ha fatto riflettere http://www.dailymotion.com/video/xqgwlw_la-vita-secondo-jim-4x05-vestito-per-uccidermi_shortfilms

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  3. certamente sono d'accordo nell'evitare il victim blaming tanto più se si parla di genitori coi loro figli..i bravi genitori dovrebbero appoggiare le inclinazioni dei bambini come fa Jim alla fine di questo bell'episodio

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    1. insomma se un bambino viene prese in giro per le sue inclinazioni,il problema è di chi prende in giro non del bambino..anche questo andrebbe insegnato
      (molto bello anche il modo in cui nel telefilm il bambino difende le sue scelte davanti al padre)

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